STORIA DI UNO SCRICCIOLO

Il mio nome e’ RAMONA e sono nata alla 26° settimana piu’ 5 giorni, esattamente il primo agosto del 2003.

I miei genitori, dopo molte peripezie, stanno per vedere esaudito il loro desiderio piu’ grande, pur con un pizzico di apprensione. Anche per questo la mia mamma rimase molto tempo a riposo ma, improvvisamente, una notte ha accusato dei dolori ed insieme al mio papa’  si recano all’ospedale della mia citta’ per conoscerne la causa.
In un primo momento le furono diagnosticate delle coliche renali ma,
all’indomani, i dolori non cessavano e da accurate analisi successive si capi’ che erano, invece, delle contrazioni, nonostante ero appena arrivata ai sei mesi di gestazione.
I medici cominciarono a somministrare dei farmaci per evitare una nascita cosi’ prematura. Immagino come sara’ stato terribile per il mio papa’ il momento in cui il medico lo chiama da parte per spiegargli che se da lì a breve fossi nata non avrei avuto speranza perche’  come gli disse:”a sei mesi non c’e’ niente”.

Una sola cosa indovino’ quel medico e fu quella di trasferire la mia mamma nel piu’ vicino ospedale dotato di unita’ di terapia intensiva neonatale.
Fu portata, infatti, all’UTIN di Patti e fu la mia salvezza.

Appena arrivata venne condotta in sala parto dove il personale preposto era gia’ pronto perche’ informato preventivamente del nostro arrivo. Il mio papa’ assistette al momento della mia venuta alla luce mentre ancora gli frullava nel cervello cio’ che qualche ora prima gli aveva detto quel medico.
Il nuovo ambiente ospedaliero, pero’, era molto diverso e certo piu’ tranquillizzante del precedente tanto che la dottoressa di turno dell’UTIN (che sara’ poi la mia madrina) credeva nella possibilita’ che le cose potevano volgere al meglio dato che alcuni mesi prima si era verificato un caso ancora piu’ prematuro del mio ed era andato, alla fine, tutto bene.

Nacqui all’ora di pranzo ed ero uno scricciolo di 800 grammi.

Mi trasferirono immediatamente nell’unita’ di terapia intensiva neonatale dove mi intubarono e cominciarono a darmi tutti quegli aiuti che un caso del genere necessita.

Il calo fisiologico mi porto’ a pesare , al decimo giorno della mia esistenza, 540 grammi. Da qui in poi ho lottato con tutta la mia forza per iniziare il mio cammino nel mondo. Tale forza e’ la prima cosa che i miei genitori notarono quando avvicinavano un loro dito alle mie piccole manine. Io stringevo quel dito con l’intensita’ di uno scricciolo che vuole attaccarsi alla vita a tutti i costi. Riuscivo addirittura a togliermi il sondino dell’ossigeno da sola, preannunciando così ai miei cari che avrei avuto un bel caratterino.
La mia permanenza in ospedale duro’ 81 giorni , durante i quali mi venne diagnosticata anche una ROP ad entrambi gli occhi, tanto che una mattina mi prepararono per affrontare un’operazione. L’ultima visita pero’ evidenziava il fatto che l’intervento non era necessario e questo fu l’ennesimo episodio che superai brillantemente.
Adesso, oltre ad essere la gioia dei miei genitori e non solo, sono una bimba piuttosto vivace di 5 anni e vivo una vita normalissima come se fossi nata a termine.
Mi auguro che la mia storia sia d’aiuto per chiunque abbia a che fare con un’esperienza del genere, alla quale non si arriva mai preparati ma comunque, come testimonia il mio caso, non bisogna mai perdere  la speranza.
In conclusione della mia storia vi dico che io c’e’ l’ho messa tutta per essere qui a raccontarvela ma essere capitata, quasi per caso, in un reparto d’eccellenza come l’UTIN  dell’ospedale “BARONE ROMEO”  di Patti e’ stato fondamentale. E’ per questo che, a parte le persone che mi sono state e mi saranno sempre vicine, i miei ringraziamenti vanno dal primario dott. Coletta alla dott.ssa Cacace e dalla mia madrina dott.ssa Betto a tutti coloro che mi hanno aiutato a passare dal “niente” alla bimba che tutti voi potete ammirare.

Author: REMI

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